30/9/2010 00:00:00
Lo studio ha preso in considerazione 80 adolescenti fra 16 e 18 anni e 80 adulti fra 25 e 35 anni in due regioni italiane – Umbria e Abruzzo – molto diverse per quantità e qualità del consumo. Infatti, in Umbria si registrano alti consumi pro-capite, ma una bassa percentuale di bevitori eccedentari o di alcolisti, mentre in Abruzzo, a fronte di minori quantità consumate, il numero dei bevitori problematici è notevolmente maggiore.
Sono stati affrontati temi quali l’età del primo consumo di alcolici, della prima sbornia, il modello di consumo e il modo di approcciare l’argomento in famiglia.
In Italia, come anche in altri Paesi del Sud Europa, le bevande alcoliche sono associate alla socializzazione e al consumo in famiglia: il vino è sempre presente sulle tavole degli italiani e non viene quindi associato dai giovani ad un concetto di trasgressione, proprio dei Paesi maggiormente proibizionisti.
Lo studio Familial drinking in Italy: Harmful or protective factors? vuole cercare di fornire una spiegazione alle forti differenze che esistono fra Italia e USA: perché in una società permissiva come quella italiana i problemi alcol-correlati sono molto più ridotti rispetto ad una società proibizionista come quella americana?