19/4/2011 00:00:00
Nel 2008 la spesa per l’assistenza sociale erogata dai Comuni ammontava a 6 miliardi e 662 milioni di euro, un valore pari allo 0,42% del Pil nazionale, con un aumento, rispetto al 2007, del 4,1%. E’ l’Istat a fotografare l’andamento delle politiche di Welfare locale prima della ‘tempesta perfetta’, la crisi economica che ha investito le economie mondiali e quella italiana. Un aumento, quello registrato nel 2008, in linea comunque con il trend che la spesa ha seguito nei sei anni precedenti: dal 2003 al 2008, infatti, dice ancora l’Istat, l’aumento complessivo e’ stato del 28,2% a prezzi correnti, che corrisponde a un aumento del 13,5% se si considera l’ammontare a prezzi costanti. La spesa media pro capite e’ passata da 90 euro nel 2003 a 111 euro nel 2008, ma l’incremento e’ di soli 8 euro pro capite, se calcolato a prezzi costanti. Continuano a persistere, inoltre, sensibili differenze territoriali nelle risorse impiegate dai Comuni in rapporto alla popolazione residente: la spesa per abitante varia da un minimo di 30 euro in Calabria a un massimo di 280 euro nella provincia autonoma di Trento. Così come al di sopra della media nazionale si collocano tutte le regioni del Centro-Nord e la Sardegna, mentre il Sud presenta i livelli più bassi di spesa media pro capite, 52 euro, circa 3 volte inferiore a quella del Nord-est, 155 euro. Ad usufruire principalmente dei benefici dell’intervento di Welfare locale sono state famiglie e minori, anziani e persone con disabilità: tre aree di utenza su cui si sono concentrate l’82,6% delle risorse impiegate. Più in particolare, si legge sempre dall’indagine Istat, le politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale incidono per il 7,7% della spesa sociale, mentre il 6,3% e’ destinato ad attività generali o rivolte alla ”multiutenza”. Le quote residue riguardano le aree di utenza ”immigrati e nomadi” con il 2,7% e le ”dipendenze” con lo 0,7%.