1/11/2011 00:00:00

Da molti anni la spesa pubblica nel nostro Paese si mantiene stabilmente al di sopra del 50% del Pil. è un dato comune alle principali economie europee, anche esse ispirate al modello che intende contemperare esigenze del mercato e coesione sociale, ma che presenta, nel caso dell’Italia, connotazioni anomale, prime fra tutte la scarsa efficienza dell’apparato pubblico e la modesta capacità; delle politiche redistributive di attenuare/ridurre le disuguaglianze dal lato dei redditi. Una spesa eccessivamente elevata, inoltre, con notevoli rigidità; imposte dalla necessità; di consentire un livello minimo adeguato di prestazioni sociali, costringe al mantenimento di una pressione fiscale altrettanto elevata, volta a garantire un flusso di entrate compatibile con i livelli di spesa, stanti i vincoli del Patto di stabilità; dal lato del disavanzo e, ancor di più; oggi e in futuro, del debito pubblico. Si fa dunque stringente la necessità; di adottare correttivi per ridurre l’eccessivo prelievo che grava su imprese e famiglie. Ciò è possibile solo attraverso una graduale riqualificazione e progressiva riduzione della spesa pubblica. Sono questi alcuni dei risultati principali dello studio sui costi della rappresentanza politica in Italia realizzato da Confcommercio.

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