20/11/2011 00:00:00
In occasione degli Stati Generali della Confederazione che si svolgeranno martedì 22 novembre a Napoli, alle ore 10.30 presso la Camera di Commercio, Confcommercio e Format Ricerche di Mercato hanno realizzato un’indagine sulla crisi e le richieste delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno. Nonostante più dell’80% delle imprese del Mezzogiorno abbia subito i contraccolpi dalla nuova crisi, oltre la metà (54%) continua a nutrire fiducia nella propria capacità di superare le attuali difficoltà; tra le principali conseguenze dell’attuale fase economica, le imprese segnalano, in particolare, il calo delle vendite (fenomeno avvertito da quasi i 3/4 delle imprese e che trova riscontro anche nella contrazione dei ricavi nel corso del 2011 per il 60% delle imprese), l’aumento dei prezzi praticati dai fornitori (38,5%) e l’aumento dei ritardi dei pagamenti. Secondo le imprese del Mezzogiorno il nuovo Governo dovrebbe intervenire con urgenza sulla riduzione dei costi della politica, sull’utilizzo dei fondi europei per il Sud e sulle cessioni del patrimonio pubblico. Le politiche per il lavoro (per l’82% delle imprese), un più agevole accesso al credito (53,2%), una maggiore efficienza dei trasporti (49,3%), politiche per il turismo (48,2%) e per l’innovazione (46,8%) sono ritenuti gli interventi strutturali prioritari per la crescita. Tra le infrastrutture che servono di più al Mezzogiorno, il Ponte sullo Stretto è l’ultima delle priorità (6,2%), mentre la prima è il rafforzamento della rete stradale e autostradale (il 51,4%). Con la crisi, l’81,7% delle imprese ha rinunciato a forme di innovazione e una quota simile non lo farà nemmeno nel biennio 2012-2013. Resta indispensabile il contrasto ai fattori che limitano la competitività delle Pmi – uno su tutti il peso della pressione fiscale indicato dal 51% del campione – così come l’impegno contro la criminalità, la contraffazione (in aumento per un’impresa su due) e l’abusivismo, fenomeni che rappresentano una vera e propria tassa (il 40,9% delle imprese del Sud impiega oltre il 2% dei ricavi per proteggersi da furti, rapine ed estorsioni). Insomma, la crisi sta avendo un impatto profondo ed esteso sulle imprese del Sud Italia che, pur mantenendo i “nervi saldi”, sollecitano alla politica e al nuovo Governo misure urgenti per rimettere in moto l’economia e risolvere alla radice i nodi della crescita del nostro paese che penalizzano fortemente le imprese del commercio, del turismo e dei servizi.