2/2/2012 00:00:00

Secondo il Cnel alla base della bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro c’è la famiglia. Il 40,8% delle donne che hanno interrotto l’attività lavorativa dichiara di averlo fatto per prendersi cura dei figli, il 5,6% per dedicarsi totalmente alla famiglia o ad accudire persone non autosufficienti.
Ci sono anche le donne che hanno smesso di lavorare non a seguito di una scelta ma perché non avevano più un lavoro. Il 17 % segnala – infatti – la scadenza di un contratto a termine o stagionale e il 15,8 % il licenziamento o la chiusura dell’azienda.
Sono alcuni dati di uno studio dell’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) condotto su un campione rappresentativo delle donne italiane in età compresa tra i 25 e i 45 anni, presentato a CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) in occasione degli Stati generali sul Lavoro delle donne.
Insomma, riassume il Cnel, ”il sistema italiano non fornisce servizi alla famiglia e di conciliazione, di conseguenza le donne non entrano nel mercato del lavoro o ne escono dopo il primo figlio o per assistere parenti anziani”. Basti pensare che, alla luce delle ricerche presentate oggi, ”tra le donne in età compresa tra i 25 e i 45 anni, dopo la nascita di un bambino il tasso di occupazione femminile passa bruscamente dal 63% al 50%, per crollare ulteriormente dopo la nascita del secondo, evidenziando come il ruolo femminile nel mondo del lavoro sia sacrificabile alla cura dei figli e all’attività domestica”. Gli stipendi delle donne sono più bassi: in Italia i salari delle donne sono nettamente più bassi di quelli degli uomini. A certificarlo è uno studio presentato da Bankitalia in occasione degli Stati generali sul Lavoro delle donne, organizzati al Cnel, una differenza che è aumentata negli anni, passando dal 10,3 % del 1995 al 13,8 % del 2008. Le lavoratrici italiane sono le più scoraggiate, in Italia le lavoratrici “scoraggiate”, cioè le donne che non cercano più attivamente lavoro ma sarebbero disponibili immediatamente a lavorare, sono quattro volte di più che nel resto dell’Europa. Una ricerca dell’Istat, presentata agli stati generali sul lavoro delle donne in Italia, evidenzia che il dato italiano è di 16,6 % contro il 4,4 % europeo. La distanza, secondo l’Istat, è ancora più forte in confronto ai principali Paesi europei.
Ricerche presentate dalla Banca d’Italia e dall’Isfol, in occasione degli Stati generali sul Lavoro delle donne, organizzati al Cnel, mettono in evidenza come in Italia la ripartizione dei carichi domestici e di cura sia ancora ”molto sbilanciata” a sfavore delle donne.
 

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