8/2/2012 00:00:00
Lo scenario italiano descritto dall’Ocse non lascia intravedere nulla di buono per l’Italia, dove, nonostante si lavori di più rispetto che in Francia, Germania e Gran Bretagna, la produzione non cresce, dato che l’indice in Italia segna un +0,1% dopo una crescita che aveva fatto segnare il 2,3% nell’anno precedente: praticamente un abisso di differenza.
Se lo sguardo viene volto agli ultimi dieci anni, allora si nota come la crescita della produttività si è verificata solo in cinque occasioni, il 50% delle volte, laddove Germania e Francia hanno fatto registrare un segno negativo, rispettivamente, solo una e due volte. Crisi per la Grecia, dove il “-” ha fatto sempre capolino negli ultimi quattro anni, di contro, negli ultimi tre anni sempre segno positivo per la Spagna che ha messo insieme aumenti superiori al 2% ogni 12 mesi.
Dati forse sin troppo burberi per l’Italia, dove si lavora più che in altri paesi, Giappone compreso. In Italia, infatti, nel 2010 si è lavorato per 1178 ore, con un aumento di 6 ore, rispetto ad una media Ocse di 1749 ore. La spesa per le pensioni italiane è lievitata, dal 1990 al 2007 del 38,9%, dove la media Ocse è del 14,5%. Il tasso di povertà italiano (11,4 %) è in linea alla media Ocse (11 %). Peggio fanno Spagna (13,7 %) e gli Stati Uniti (18,9 %). In Francia il tasso di povertà è del 7,2% e in Germania all’8,9%, il tasso più basso è in Danimarca con il 5,4%. Secondo la definizione che la stessa Ocse dà, il tasso di povertà è la percentuale di famiglie che dispongono di redditi inferiori di almeno il 50% a quello mediano.