15/2/2012 00:00:00

L’indice Ocse evidenzia segni di un cambiamento positivo nella dinamica di crescita.
Rispetto a una media di lungo periodo pari a 100, in dicembre l’indicatore ha fatto segnare infatti 100,4, una rilevazione superiore di 0,2 punti a quella di novembre. Già nel penultimo mese del 2011 c’era stato un aumento, ma limitato a 0,1 punti. Per trovare un incremento analogo bisogna risalire al gennaio dell’anno scorso, quando il superindice era passato da 102,4 a 102,7. In febbraio c’era stato un altro piccolo passo avanti (a 102,8). Da allora una lunga discesa, apparentemente senza fine.
A guidare la ripresa sono soprattutto Stati Uniti e Giappone. I primi fanno registrare addirittura un aumento di 0,7 punti (a quota 102) dopo l’incremento che già era stato rilevato in novembre (0,5 punti) e ottobre (0,2). Il secondo sale di 0,2 punti (a 101,9) dopo il passo avanti di novembre (0,1) e l’equilibrio di ottobre.
Buone notizie anche da alcuni emergenti. In particolare l’India: + 0,6 punti a 95,6 dopo due aumenti consecutivi a novembre (0,4) e ottobre (0,1). Ma anche la Russia (+ 0,2 a 102,4), che già era salita di 0,1 punti a novembre.
Per gli Stati Uniti l’Ocse parla di «ritorno a una dinamica di crescita», mentre per gli altri usa invece il giudizio di «cambiamento positivo della dinamica di crescita» che utilizza anche per l’area nel suo complesso.
Meno positive le rilevazioni sull’Eurozona, che comunque rallenta la frenata: dopo un calo di 0,8 punti in agosto, di 0,7 in settembre, di 0,5 in ottobre e di 0,3 in novembre, la flessione di dicembre è limitata a 0,1 punti (a quota 98,3, ancora abbondantemente al di sotto della tendenza di lungo periodo). Migliorano la loro posizione Irlanda e Slovenia (0,5), Finlandia e Grecia (0,3), Spagna (0,2) e Austria (0,1). Indietreggiano l’Italia (di 0,4 punti a 95,4), la Germania (0,3 a 97,7) e la Francia (80,1 a 98,6).
Al di fuori dell’area euro fa un passo indietro anche la Gran Bretagna (di 0,1 punti a quota 98,7). Mentre tra gli emergenti sono in calo la Cina (di 0,5 punti a 99,3) e il Brasile (di 0,1 a 93,7).
Nel contempo il Giappone ha fornito il dato reale sull’andamento del Pil nel quarto trimestre 2011, in pesante flessione del 2,3 per cento annuo. L’intero anno si è chiuso con un’economia in calo dello 0,9%, un risultato ovviamente condizionato dal rallentamento della domanda globale nel secondo semestre e dalla forza dello yen che ha pesato sull’andamento delle esportazioni. Ma soprattutto segnato dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo. Dopo il rimbalzo del 2010 (+4,4%), Tokyo ritrova quindi il segno negativo del 2008 (-1%) e del 2009 (-5,5%). Ma prevede un 2012 in crescita del 2,2%, una svolta in linea con le anticipazioni Ocse.
 

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