17/2/2012 00:00:00

Secondo l’Istat tra i giovani si contano solo nei primi nove mesi del 2011 già 80 mila occupati in meno. La caduta del biennio 2009-2010 non è bastata e i posti per gli under 30 continuano ancora a diminuire. Il presidente Enrico Giovannini davanti alla commissione Bilancio della Camera, ha sottolineato come le nuove generazioni siano sempre più in sofferenza a entrare nel mondo del lavoro. Anche perché a fronte di un netto calo per i giovani (-2,5%), l’occupazione complessiva, sempre tra gennaio e settembre, qualche progresso lo ha fatto. La Cgil vede ”nero” anche per i prossimi mesi, ”quando si tireranno le somme si vedrà – sottolinea il segretario confederale Fulvio Fammoni – che nel 2011 si saranno persi oltre 100 mila occupati tra i giovani, mentre contemporaneamente l’80% delle assunzioni è con contratti di lavoro precari”. Per i ragazzi italiani, quindi, la crisi non si è mai interrotta. La diminuzione accumulata nella media dei primi tre trimestri dello scorso anno, infatti, si aggiunge all’emorragia di 482 mila unità registrata tra il 2009 e il 2010. E il bilancio si aggraverebbe, sfondando quota mezzo milione, se si prendessero in considerazione anche i giovanissimi: nei primi due anni di crisi gli occupati in meno tra i 15 e i 29 anni sono stati 501 mila, stando a dati presentati dall’Istat in occasione dell’ultimo rapporto annuale. Al riguardo Giovannini ha evidenziato che anche oggi sono proprio gli ultimi arrivati a pagare il prezzo più alto, con la disoccupazione tra gli under 25 che in Italia è salita al 31%, collocando il Paese alle spalle della sola Spagna; mentre tra gli under 30 si è registrata una diminuzione dei senza lavoro, anche se il loro tasso di disoccupazione ”rimane almeno 11 punti percentuali al di sopra di quello complessivo”. Intanto resta preoccupante anche le condizione femminile. Il presidente dell’Istituto nazionale di statistica ha evidenziato che in Italia ”meno di una donna su due lavora, e la quota si abbassa al 30% se si guarda al Sud”. Ecco che non stupisce se, come ha riportato Giovannini, ”nel 2010 circa un quarto (24,5%) della popolazione in Italia era a rischio povertà ed esclusione sociale, valore più elevato della media europea (21,5% se calcolata sui soli 17 Paesi dell’area euro e 23,4% tra i 27 Paesi).

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