2/4/2012 00:00:00

Secondo Bankitalia durante la fase acuta della recessione, nel 2008-09, la caduta dei redditi familiari ha raggiunto in Italia il 4%, a fronte di una riduzione del Pil del 6%. Nella maggior parte degli altri Paesi avanzati, invece, il reddito disponibile lordo reale delle famiglie è cresciuto, nonostante la contrazione del prodotto.
La crisi, spiega il vice direttore generale di Bankitalia, ha gravemente inciso sui redditi delle famiglie italiane riducendone la capacità di risparmio. La ricchezza accumulata, finanziaria e reale, è stata in parte utilizzata per far fronte alle difficoltà economiche. Il numero di famiglie in condizione di povertà, è aumentato di un punto percentuale in media, ma addirittura di 5 punti tra le famiglie giovani. Sono proprio le famiglie dei giovani che hanno intrapreso un percorso autonomo, quelle che hanno pagato il prezzo più elevato della crisi e che oggi fronteggiano i livelli di incertezza più elevati. Il reddito dei genitori è stato in molti casi l’unico sostegno per i componenti più giovani.
La crisi ha reso ancora più forte la dipendenza dei membri più deboli dalla famiglia d’origine, riducendo ulteriormente la propensione dei giovani di intraprendere percorsi autonomi, a passare dalla condizione di figlio a quella di genitore, a partecipare attivamente non solo alla vita economica, ma anche a quella sociale”. La distribuzione della ricchezza “non è però omogenea perché è più concentrata del reddito, anche se non in misura superiore agli altri principali paesi avanzati.
Nel biennio 2008-10 la quota di famiglie indebitate è diminuita dal 24 al 21 per cento. Tale andamento è dipeso non solo da una minore domanda di prestiti, ma anche da una maggiore selettività nella concessione dei finanziamenti da parte degli intermediari finanziari, che si è riflessa in un aumento della quota di famiglie che non hanno ottenuto, in tutto o in parte, il credito richiesto (poco più di un quarto nel 2010, oltre il doppio rispetto agli anni precedenti la crisi).
 

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