22/5/2012 00:00:00

L’Istat mette a fuoco tutte le disuguaglianze che allontanano sempre di più l’Italia dagli standard europei. L’esclusione comincia dai banchi di scuola: il 20,3% dei figli degli operai è arrivato all’università, contro il 61,9% dei figli delle classi agiate, il 30% dei figli degli operai abbandona le scuole superiori contro appena il 6,7% dei figli di dirigenti, imprenditori, liberi professionisti.
Le donne sono sempre più escluse. In Italia il 33,7% delle donne tra i 25 e i 54 anni non percepisce alcun reddito. Nei Paesi scandinavi le coppie in cui la donna non percepisce un reddito da lavoro sono meno del 4%, in Francia il 10,9%, in Spagna il 22,8%, nella Ue27 il 19,8%.
Nei servizi sociali inoltre, c’è un baratro tra Nord e Sud. Là dove l’economia è depressa, e dove è più importante il ruolo dei servizi sociali pubblici, si spende meno e male. I livelli più alti di soddisfazione per i servizi ospedalieri si riscontrano in Piemonte, Valle d’Aosta, Trento, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, i più bassi in Campania e Sicilia.
La spesa sociale nel 2009 in seguito alla crisi è diminuita dell’1,5% nel Mezzogiorno, ma è aumentata del 6% nel Nord-Est, del 4,2% nel Nord-Ovest e del 5% al Centro. Per i servizi sociali i comuni calabresi spendono 26 euro a persona, quelli della Provincia Autonoma di Trento 295 euro. Per i disabili i comuni del Sud spendono otto volte meno di quelli del Nord. I nidi pubblici sono presenti nel 78% dei Comuni del Nord-Est ma nel 21% di quelli del Sud.
 

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