23/5/2012 00:00:00
Secondo l’Osservatorio congiunturale Assodistil il fabbisogno finanziario è in peggioramento per gli industriali della distillazione, che tuttavia mostrano fiducia nella ripresa. E’ quanto è emerso da uno studio effettuato da Format che fotografa lo stato di salute del comparto nel primo trimestre del 2012. Nel dettaglio l’indagine ha messo a confronto le distillerie con il macro-settore delle bevande alcoliche. Rispetto a questo comparto, le piccole e medie imprese dei distillati esprimono un giudizio più ottimista circa l’andamento dell’economia italiana. Il clima di fiducia permane anche rispetto all’attività della propria aziende, soprattutto se si tratta di aziende piccole e medie che operano a Nord. Circa l’82% dei distillatori interpellati ritiene che l’andamento della propria azienda resterà invariato. La problematica più sentita dal settore riguarda la liquidità aziendale. L’Osservatorio rileva le sofferenze dell’industria distillatoria circa il ritardo dei pagamenti. Nei primi tre mesi del 2012, tale tendenza è confermata dall’81% degli intervistati, contro il 18% che evidenzia addirittura un peggioramento. Nel primo trimestre dell’anno, l’industria ha dichiarato di far fronte a fatica ai propri fabbisogni finanziari (47,9%). Oltre il 90% degli intervistati non prevede miglioramenti nel trimestre successivo. Le aziende che soffrono di più sono le più piccole (meno di 10 addetti) e quelle residenti al Centro e al Sud. Non va poi meglio il rapporto con il mondo creditizio. Il 54,4% degli imprenditori, nei primi tre mesi dell’anno, è riuscito ad ottenere credito con un ammontare pari o superiore a quanto richiesto, a fronte di un’area di irrigidimento, pari al 37,8%, rappresentata da imprese che hanno ottenuto somme inferiori oppure si sono viste negare il finanziamento negativo, nella stragrande maggioranza dei casi, anche il giudizio sui tassi di interesse e sulle altre condizioni di accesso al credito. Vista la situazione non facile sul mercato italiano, l’industria cerca nell’internazionalizzazione nuovi sbocchi per i suoi prodotti. Circa il 15% delle aziende vende all’estero, soprattutto in Europa (11,5%). Il resto del campione opera esclusivamente in Italia, il 44% nella stessa area di localizzazione. Al di fuori della Ue, il primo mercato è il Nord America, seguito dall’Estremo Oriente, poi dal Medio Oriente e dall’Est Europa non europea.