30/5/2012 00:00:00

Secondo l’IMD (International Institute for management development) l’Italia ha conquistato, scavalcando il Portogallo, due posizioni nel prestigioso World competitiveness Yearbook edizione 2012.
Il nostro Paese, che lo scorso anno si collocava al quarantaduesimo posto, si piazza oggi al quarantesimo su un totale di 59 Paesi classificati. Accanto ai dati statistici gli esperti dell’Imd sondano anche l’opinione diretta del mondo del business internazionale, interpellando più di 4.200 dirigenti sparsi per il mondo. I Paesi più competitivi, in base alla graduatoria, sono Honk Kong (primo posto), gli Stati Uniti (secondo posto) e la Svizzera (terzo posto).
Secondo Stephane Garelli, direttore del Centro competitività dell’Imd, le imprese dovranno considerare contemporaneamente più modelli per il proprio business. E’ nuovamente importante il “made in” anche per l’immagine di un Paese: si consideri, ad esempio, che oggi risulta difficile pensare a qualcosa che sia made in Great Britain. Il “made in Italy”, dunque va coltivato con cura. Un avanzamento in classifica, secondo Garelli, è stato possibile anche grazie all’immagine del governo Monti che ha credibilità e larghi apprezzamenti nel mondo del business internazionale. Un altro esperto Imd, il professor Salvatore Cantale, spiega che l’avanzamento in classifica va considerato solo come un miglioramento relativo ad altri, e non necessariamente come una performance migliore del sistema Paese rispetto a quanto realizzato l’anno prima, significa solo che stiamo attraversando la crisi meglio di altri. Così, abbiamo sorpassato nel ranking Portogallo, Indonesia e Filippine. La Lituania, peraltro ci ha sorpassati, portandosi dal quarantacinquesimo al trentaseiesimo posto. Quanto alla Spagna è molto probabile che l’anno prossimo la sua posizione in classifica peggiorerà. Tra gli elementi che evidenziano un miglioramento dei risultati dell’Italia rispetto allo scorso anno si segnala il maggior afflusso di investimenti diretti nel nostro Paese (32,62 miliardi di dollari contro i 9,59 dell’anno precedente); ma gli intervistati rilevano un miglioramento del problema dell’evasione fiscale e una maggiore trasparenza. Migliora in modo consistente l’opinione sulle decisioni del Governo e anche quella sulla coesione sociale; cambia in maniera sensibile il giudizio sul finanziamento della previdenza e sale leggermente anche la valutazione sulla burocrazia. Sull’altro piatto della bilancia, appare in discesa il Pil pro capite e quello complessivo; in declino anche il giudizio sulla finanza pubblica e sul credito nonché sul costo del capitale: peggiora pure il giudizio sul modo in cui sono gestite le città e quello sull’efficienza della giustizia. Nelle classifiche di settore i miglioramenti di rilievo si registrano nell’efficienza del business (dal 48° al 44° posto) e in quello delle infrastrutture, in particolare di quelle tecnologiche (dal 30° al 28° posto in classifica).
 

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