19/7/2012 00:00:00
Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio in Italia la pressione fiscale apparente (ovvero quella che si ottiene dividendo gettito e Pil) è al 45,2% (quinto posto tra i 35 Paesi Ocse) e negli ultimi dodici anni è aumentata del 3,4%, la percentuale di gran lunga più alta. Ma se si considera la pressione fiscale sui contribuenti in regola il dato sale addirittura al 54,8%, di gran lunga record mondiale assoluto (la Danimarca, seconda, è al 48,6%). Quanto all’economia sommersa, è al 17,5% del Pil (un altro record mondiale) anche se con leggera tendenza al calo, visto che nel 1998 era addirittura a un 20% tondo. L’Italia è invece in ultima posizione per quanto concerne le infrastrutture e i tempi di pagamento della P.A. e agli ultimissimi posti nelle classifiche dell’efficienza del quadro giuridico, del numero di giorni necessari per ottenere una sentenza definitiva in materia contrattuale, del numero di procedure giudiziarie per far rispettare un contratto, delle istituzioni e del tempo per gli adempimenti fiscali. Secondo il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, il sommerso e l’evasione dipendono da fattori puramente economici e sociali, ovvero dai gravi deficit di efficacia e di efficienza nei sistemi giudiziario e tributario, dalla bassa quantità e qualità dei servizi pubblici erogati, dai costi elevati e dalla difficoltà dell’adempimento spontaneo delle obbligazioni fiscali e anche e soprattutto dalle troppo elevate pretese fiscali.
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Confcommercio – Sulle determinanti dell’economia sommersa