4/9/2012 00:00:00
Secondo l’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, la crisi dell’eurozona sta causando un’inquietante tendenza all’aumento della disoccupazione giovanile ovunque nel mondo: dall’Europa mediterranea al Nord Africa, dalle Americhe allo stesso Estremo Oriente. La situazione è particolarmente allarmante in alcuni paesi mediterranei, come Grecia e Spagna, dove la disoccupazione colpisce oltre il 50 per cento dei giovani. Nei paesi più industrializzati (europei e del Nord America) paradossalmente di qui al 2017 la disoccupazione giovanile calerà, dall’attuale 17,5 per cento a una prognosi del 15,6 per cento, ma ciò sarà dovuto non tanto a un miglioramento reale delle possibilità sul mercato del lavoro, quanto al nuovo trend, sempre più diffuso specie nell’Europa meridionale: molti giovani, stanchi e sfiduciati, rinunciano per disperazione a cercare lavoro, restano per forza a casa con i genitori o vivono di espedienti, e quindi non rientrano più nelle statistiche ufficiali sulla disoccupazione giovanile. Statistiche ufficiali le quali, nota ancora il rapporto dell’Ilo, non tengono conto neppure dei numerosi giovani i quali lavorano nell’economia sommersa, sottopagati e senza diritti. Sul piano mondiale, la disoccupazione giovanile salirà leggermente dall’attuale 12,7 per cento al 12,9 nel 2017. Particolarmente drammatica è la situazione nel Nord Africa, dove già oggi il 27,6 per cento dei giovani è senza lavoro, o in Medio Oriente col 27,0. Tendenzialmente la disoccupazione giovanile è in crescita anche nei paesi dell’estremo Oriente come Cina, Giappone o Corea del sud, l’area con le medie mondiali più basse. Aumenterà dall’attuale 9,5 per cento al 10,4 per cento. La crisi del debito sovrano nell’eurozona, sottolinea il rapporto, ha un ruolo decisivo in questo aumento della disoccupazione giovanile: spinge a un rallentamento della crescita ovunque, e ovunque frena gli investimenti. La Ilo lancia un appello ai governi e alle aziende, invitandoli a sviluppare piani per creare e garantire posti di lavoro ai giovani, specie qualificati, su base globale onde scongiurare pericolosissimi sconvolgimenti dell’equilibrio sociale ma anche tensioni politiche.