12/10/2012 00:00:00
Secondo una prima valutazione dell’Ufficio Studi Confcommercio la conferma, seppure dimezzata, dell’incremento delle aliquote Iva a valere dal primo luglio 2013 – aliquota ordinaria dal 21 al 22% e agevolata dal 10 all’11% – e la riduzione delle aliquote Irpef dal 23 al 22% per il primo scaglione (fino a 15.000 euro) e dal 27 al 26% per il secondo scaglione (da 15.001 euro a 28.000 euro) determinerebbero congiuntamente maggiori risorse per le famiglie pari a 1,5 miliardi di euro circa per l’anno 2013 e minori risorse per le famiglie pari a 2 miliardi di euro per il 2014. Questo conteggio non considera ulteriori restrizioni in termini di minori detrazioni e deduzioni nonché il blocco degli aumenti retributivi nella PA. Il provvedimento è iniquo rispetto all’attuale situazione in quanto circa 10 milioni di contribuenti incapienti – che cioè già oggi non pagano l’Irpef – non avranno alcun giovamento dalla riduzione delle aliquote e poi pagheranno prezzi più alti con riduzione del potere d’acquisto. Poiché tra questi incapienti ci sono verosimilmente le famiglie in cui vivono i 3,4 milioni di cittadini italiani poveri in senso assoluto, (che, cioè, secondo l’Istat, non sono in grado di acquistare un paniere minimo di beni e servizi di sussistenza) è certo che l’area della povertà crescerà rapidamente. Ciò è socialmente svantaggioso per l’intera collettività.