6/12/2012 00:00:00

Secondo il Quarantaseiesimo rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese “crolla” il ceto medio. L’85 per cento ha eliminato sprechi nei consumi, 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni.
Negli anni ’90 il reddito medio pro-capite delle famiglie – si legge nello studio – è aumentato, passando da circa 17.500 a 18.500 euro, si è mantenuto stabile nella prima metà degli anni 2000, ma a partire dal 2007 è sceso ai livelli del 1993: -0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011. Il reddito medio degli italiani si riduce a causa del difficile passaggio dell’economia, ma anche per effetto dei profondi mutamenti della nostra struttura sociale, che hanno affievolito la proverbiale capacità delle famiglie di produrre reddito e accumulare ricchezza, spiega l’analisi. A fronte di un simile calo dei redditi, se negli ultimi vent’anni la ricchezza netta delle famiglie è aumentata del 65,4%, spiega il Censis, è grazie soprattutto all’aumento del valore degli immobili posseduti (+79,2%), laddove, invece, nel corso degli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata invece da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. La quota di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro, si legge ancora nel rapporto, è praticamente raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la ricchezza del ceto medio (cioè le famiglie con un patrimonio, tra immobili e beni mobili, compreso tra 50.000 e 500.000 euro) è diminuita dal 66,4% al 48,3%. Questa erosione del reddito del ceto medio ha avuto tra le conseguenze più evidenti un cambiamento delle abitudini di consumo e delle condotte economiche degli italiani. Con sempre maggiore frequenza si “mette in circuito” il patrimonio immobiliare affittando alloggi non utilizzati o inventandosi piccoli operatori alberghieri trasformando in bed & breakfast un appartamento o una parte della propria casa, un fenomeno che nelle città con più di 250mila abitanti riguarda il 2,5% delle famiglie. Sono invece 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni quelli che preparano in casa pane, conserve e gelati. Diminuisce poi del 62,8% l’uso di auto e scooter (per non parlare degli acquisti di auto calati del 25% tra gennaio e settembre rispetto all’anno scorso) in favore della più ecologica, ma soprattutto economica, bicicletta. Nell’ultimo biennio, afferma lo studio, sono state vendute in Italia 3,5 milioni di biciclette. Un boom dettato dalla necessità, non da una moda. Un altro segnale preoccupante è costituito dalla caduta libera del numero di mutui concessi, che nel quadriennio 2008-2011 è sceso del 20%. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un’ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011. Sulle responsabilità della crisi economica che da qualche anno ha investito il nostro Paese, rendendo sempre più concreta la paura di non farcela, quasi la metà degli italiani ha pochi dubbi: dipende anzitutto dal degrado morale della politica e dal dilagare della corruzione. Almeno il 43,1% degli italiani, stando al Censis, condivide questo pensiero. Il 26,6%, invece, attribuisce la colpa al debito pubblico legato a sprechi e clientele, mentre un 26,4% chiama in causa l’evasione fiscale. Al quinto posto di questa classifica di fattori determinanti, c’è un 18% di italiani che punta il dito contro la politica europea e l’euro mentre il 13,7% se la prende con le speculazioni e i comportamenti delle banche di casa nostra. In questo momento di chiara difficoltà, il sentimento che accomuna il 52,3%dei cittadini è la rabbia, legata alla consapevolezza che la situazione drammatica di questi mesi imponga interventi drastici e fortemente penalizzanti per ampie quote di popolazione, soprattutto alla luce degli errori gravi che sono stati commessi nel passato. Seguono poi la paura (21,4%), la voglia di reagire (20,1%) e il senso di frustrazione (11,8%). Un 10,6%, però, si dice fiducioso che la realtà possa cambiare in meglio.
 

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