13/12/2012 00:00:00

Secondo Bankitalia la crisi riporta indietro nel tempo le famiglie italiane. Dal 2010 al 2011 il calo è stato del 3,4%, mentre nel primo semestre 2012, secondo stime preliminari, il calo (in termini nominali) è stato dello 0,5%. Dai dati di Bankitalia emerge come la distribuzione della ricchezza sia, inoltre, caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: la metà più povera delle famiglie italiane detiene il 9,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco ha il 45,9%. Nel 2011 la ricchezza netta complessiva a prezzi correnti è diminuita dello 0,7%; l’aumento delle attività reali (1,3%) è stato più che compensato da una diminuzione delle attività finanziarie (3,4%) e da un aumento delle passività (2,1%). In termini reali – precisa la Banca d’Italia – la ricchezza netta si è ridotta del 3,4%. Alla fine del 2011, la ricchezza abitativa detenuta dalle famiglie italiane era stimata poco più di 5.000 miliardi di euro. Questo valore è aumentato dell’1,3% rispetto alla fine del 2010 (-1,4% in termini reali). Alla fine dello scorso anno, la ricchezza netta delle famiglie italiane era pari a circa 8.619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140mila euro pro capite e 350mila euro in media per famiglia. Banca d’Italia aggiungendo, inoltre, che le attività reali rappresentavano il 62,8% del totale delle attività, le attività finanziarie il 37,2%. Le passività finanziarie, invece, pari a 900 miliardi di euro, rappresentavano il 9,5% delle attività complessive. Le famiglie italiane hanno un’elevata ricchezza netta, pari, nel 2010, a 8 volte il reddito disponibile, contro l’8,2 del Regno Unito, l’8,1 della Francia, il 7,8 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 5,3 degli Stati Uniti. Ricchezza alla quale si aggiunge un basso indebitamento, pari al 71% del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100%, negli Stati Uniti e in Giappone del 125%, in Canada del 150% e nel Regno Unito del 165%). Totalmente in “rosso” il 2,8% delle famiglie italiane, casi in cui le difficoltà finanziarie non sono compensate neanche dal possesso dell’abitazione. Il dato, riferito al 2010, è comunque in diminuzione dal 3,2% del 2008, resta, tuttavia, “in lieve ma graduale crescita” se si confronta la serie a partire dal 2000. Quanto alle forme di investimento preferite, dopo la flessione registrata nel 2010 gli italiani hanno ripreso a comprare Bot e Btp e nel 2011 la quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani è cresciuta di oltre un punto percentuale, pari ad un aumento di oltre 30 miliardi di euro, tornando ai livelli del 2009.

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