24/1/2013 00:00:00
Secondo i dati di Unioncamere le imprese chiudono e quelle che aprono sono sempre di meno. Sono 383.883 le imprese nate nel 2012, il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011, a fronte delle quali 364.972 – mille ogni giorno – sono quelle che hanno chiuso i battenti, in crescita di 24 mila unità rispetto all’anno precedente. Come conseguenza, il saldo tra entrate e uscite si è attestato sul valore di 18.911, il secondo peggior risultato del periodo considerato e vicino – dopo due anni consecutivi di recupero – a quello del 2009, l’anno peggiore dall’inizio della crisi. Considerando anche le cancellazioni delle imprese ormai non operative da più di tre anni, alla fine dello scorso anno lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6 milioni. I dati si confrontano con la stima di Rete Imprese, che parlava di una chiusura al minuto per le imprese italiane e di un saldo di 100 mila aziende artigiane morte.
Secondo i dati di Unioncamere, si restringe ulteriormente (-6.515 imprese) il tessuto imprenditoriale dell’industria manifatturiera – trascinato dalla forte contrazione dell’artigianato, che chiude l’anno con 20.319 imprese in meno – quello delle costruzioni (-7.427) e dell’agricoltura (-16.791). Il conto più salato del 2012 lo paga il Nord che – Lombardia esclusa – perde complessivamente circa 6.600 imprese, i tre quarti delle quali (poco meno di 5mila unità) nel solo Nord-Est. Giovani under 35, immigrati e donne, attività del turismo, del commercio e dei servizi alle imprese e alle persone sono le tipologie di imprenditori e i settori di attività che, nel 2012, hanno consentito a mantenere in lieve attivo il bilancio anagrafico delle imprese italiane (+0,3% contro il +0,5% del 2011)