25/5/2013 00:00:00

Secondo la ricerca del Censis-Terziario Donna Confcommercio presentata in occasione del convegno “Donne e Governance, un’impresa possibile”, nei consigli delle Camere di commercio siedono solo 280 donne, il 10,2% del totale dei consiglieri. Di queste, solo 54 hanno avuto accesso al ruolo di membro di giunta (6,5% del totale) e tra i 103 presidenti non vi è alcuna donna. L’11,7% delle Camere di commercio, inoltre, ha un consiglio composto di soli uomini, mentre la maggioranza – il 50,5% – ha una quota risibile di donne, compresa tra l’1% e il 10%. Proprio per sanare questa situazione il legislatore ha introdotto negli statuti norme che mirano ad assicurare condizioni di parità tra uomini e donne. A tre anni di distanza la normativa non è ancora pienamente effettiva: solo in 17 Camere di commercio sono stati rinnovati gli organi secondo la nuova disciplina ed in 5 sono attualmente in corso le procedure. In ogni caso, dove la norma è stata applicata l’impatto è stato importante. Nelle “nuove camere” oltre a non esservi alcun caso di consiglio composto da soli uomini, più della metà (52,9%) vede una presenza femminile superiore al 25%. In generale, si può considerare che la nuova legge ha portato ad un incremento di circa 16,3 punti percentuali della presenza femminile nei consigli, passata dal 7,5% dei “vecchi” al 23,8% dei nuovi. Resta però che la normativa non riesce ad incidere su uno nodi più ostici nella promozione di una vera e propria parità di opportunità di genere: l’accesso ai ruoli di vertice veri e propri. Non solo tra i presidenti delle nuove giunte non vi è alcuna donna, ma anche la capacità di arrivare in giunta resta fortemente ostacolata: se nelle vecchie giunte, il 5,4% dei membri era donna, nelle nuove non si registrano miglioramenti rilevanti visto che la percentuale sale “solo” al 12,8%. Ovviamente la situazione è molto diversa a livello territoriale: in generale mentre al Nord Ovest la presenza delle donne nei consigli delle camere di commercio si colloca mediamente al 13,1%, per scendere all’11,7% al Centro e al 10,4% al Nord Est, al Sud, dove pure l’imprenditoria femminile mostra elementi di vitalità estremamente accentuati, si attesta su un misero 6,8%. E ancora più ampio è il divario se si osserva la capacità delle donne di accedere a ruoli di vertice: se al Centro e al Nord oscilla intorno al 7,1%, al Nord Est al 7,9% e al Nord Ovest all’8,4%, al Sud su 100 membri di giunta solo 3 sono donne. Tra gli altri dati che emergono dalla ricerca, il livello di istruzione elevato (il 40,2% sono laureate) delle donne che arrivano a risiedere nei consigli camerali e l’età abbastanza avanzata (il 30,5% ha più di 55 anni). Le donne che accedono ai ruoli camerali sanno di non avere nulla da invidiare ai loro colleghi e di avere tante frecce al proprio arco; ma sono consapevoli al tempo stesso di avere poca confidenza con quei meccanismi che tanto peso hanno nel determinare l’accesso ai veri e propri ruoli di comando. Tra queste, solo il 28,7% valuta molto positivamente le novità introdotte dalla riforma delle Camere di commercio, mentre il 33,7% le giudica sostanzialmente un palliativo. E’ per questo che dalle rappresentanti femminili che risiedono ai vertici delle istituzioni camerali si leva un coro di voci che chiede un impegno e un lavoro profondo perché a tutti i livelli delle strutture di rappresentanza e delle istituzioni si adottino meccanismi “di reclutamento” che mettano al centro, più che il rispetto di quote o indici, il merito e le competenze.

Scarica i principali numeri della ricerca
Ricerca – Terziario Donna Confcommercio

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