4/6/2013 00:00:00

La posizione della Corte dei Conti contenuta nell’ultimo Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica mette in evidenza come la lotta all’evasione «continua a essere un elemento centrale e imprescindibile nell’azione di risanamento della finanza pubblica», ma «la strategia adottata dal legislatore nel corso della passata legislatura è stata caratterizzata da andamenti ondivaghi e contraddittori».
Il Redditometro, strumento sbandierato anche in questi giorni come argine all’evasione, «non risolverà il problema», e rischia di creare molte illusioni, perché «il clamore mediatico suscitato dal nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi appare francamente sproporzionato alle limitate potenzialità dello strumento e alla presumibile efficacia dello stesso». Non solo: il nuovo spesometro potrebbe aver favorito un aumento degli acquisti in nero in quanto la «rilevazione sistematica delle operazioni verso i consumatori finali di importo pari o superiore a 3.600 euro» potrebbe aver «indotto effetti negativi sui consumi o, peggio», potrebbe aver «incrementato la propensione a effettuare acquisti di beni e servizi “in nero”».
In questo scenario, caratterizzato dal «tumultuoso succedersi e affastellarsi di decisioni non sempre coerenti» per il contrasto effettivo dell’evasione fiscale, il Rapporto 2013 – presentato la settimana scorsa al Senato dal presidente della Corte, Luigi Giampaolino – segnala al Legislatore «l’esigenza di un significativo mutamento nella strategia». Più che puntare al recupero delle somme non versate dopo l’evasione, occorre «favorire maggiormente l’emersione spontanea delle basi imponibili e la tempestiva acquisizione delle relative imposte», con il ricorso all’incrocio delle banche dati e affidando «un ruolo attivo» agli enti finanziari coinvolti; come nel caso delle ritenute effettuate all’atto del pagamento delle spese per interventi di ristrutturazione edilizia e per il risparmio energetico
 

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