Secondo le stime del FMI, il debito pubblico globale arriverà a sfiorare il 100% del Pil a fine 2021, il dato si è attestato al 97,6% nel 2020 e salirà al 99,5% quest’anno. Una situazione complessa a livello globale che ha visto le economie avanzate registrare il maggior deterioramento dei conti pubblici.
Non stupisce come a dicembre, secondo i dati Istat, tornino a calare gli occupati e si registri un incremento dei disoccupati e degli inattivi.
In Italia, inoltre, alla crisi sanitaria ed economica si sommano le incertezze per la crisi di governo e i ritardi nella vaccinazione della popolazione, questioni che minano la fiducia e nuocciono alle imprese, sempre più in difficoltà.
Gli indici Istat del clima di fiducia mostrano a gennaio modeste variazioni, in diminuzione per l’indice di fiducia dei consumatori e in aumento per quello delle imprese, trainato dal settore dei servizi, dalle aspettative sull’occupazione nelle costruzioni e da quelle sulle vendite nel commercio al dettaglio. Ma, “sotto la superficie piatta della stabilità dei climi di fiducia si cela una pericolosa stanchezza di famiglie e imprese dopo quasi un anno di pandemia”, commenta l’Ufficio studi di Confcommercio. E quello trascorso è stato un anno che ha fiaccato duramente la nostra economia e per il quale, sottolinea il presidente Sangalli in una intervista al Corriere della Sera, “il terziario di mercato è il settore che sta pagando il prezzo più alto”.
Oggi la ripresa economica è in stallo e per il 2021, l’Ufficio Studi di Confindustria nella sua Congiuntura flash, parla di “ripresa solo a metà”: “Il peggioramento delle attese spinge una parte delle famiglie a risparmiare a scopo precauzionale; inoltre, vari acquisti sono ostacolati dalle norme anti-Covid. Tutto ciò frenerà i consumi e il PIL, almeno nel primo trimestre”.
In Italia e nel mondo intero, fra le imprese che maggiormente stanno soffrendo le conseguenze della pandemia e delle misure di prevenzione, sono quelle del turismo, ne è testimone lo studio dell’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) secondo il quale quello passato è stato il peggior anno mai registrato, con gli arrivi internazionali in calo del 74%, che tradotto vuol dire che le destinazioni in tutto il mondo hanno accolto 1 miliardo di arrivi internazionali in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente.
La pandemia e le conseguenti misure di contenimento stanno cambiando alcuni aspetti fondamentali della nostra vita, del nostro lavoro. Pulse PMI, indagine che ha coinvolto oltre 550 imprese manifatturiere italiane realizzata dall’Ufficio Studi di Banca Ifis in collaborazione con Format Research, compie un’analisi sullo stato dello smart working nel nostro Paese e, tra gli altri dati, mostra come il lavoro da remoto è un modello destinato a rimanere anche dopo la pandemia: lo utilizzerà un’impresa su quattro, anche se per il 90% l’ufficio resta centrale.