Il 24 marzo sarà un mese dall’inizio del conflitto in Ucraina. La guerra che sta causando distruzione e sofferenza nel popolo ucraino, è anche, ed ogni giorno di più, responsabile di un ritorno accelerato ad una crisi economica diffusa, proprio ora che ci si preparava ad uscire da quella causata dal covid e dalle restrizioni messe in campo per combatterlo, e che effettivamente siamo ancora in procinto di lasciarsi completamente alle spalle. Dal 31 marzo finirà, dopo 26 mesi, lo stato di emergenza e ci si prepara ad una estate finalmente senza limitazioni. È stata infatti approvata in Consiglio dei ministri la road map del governo con tutte le date di scadenza degli allentamenti. Si pone fine al sistema dei colori e alla struttura commissariale. Dal primo maggio non servirà più il green pass e si potrà dire fine alle mascherine anche al chiuso. È dal primo aprile basterà il green pass base per consumare ai tavoli all’aperto di bar e ristoranti o viaggiare coi mezzi di trasporto locale. (vedi QUI)
Eppure quello che ci aspetta, ad oggi, appare come uno dei periodi più incerti e difficili della storia europea dalla fine della seconda guerra mondiale. Come ha giustamente affermato la presidente della BCE Christine Lagarde, alla conferenza “The ECB and Its Watchers XXII”, “L’invasione russa dell’Ucraina ha gettato un’ombra sull’Europa.Ha messo in discussione i principi fondamentali della nostra sicurezza, basati sulla sovranità territoriale e sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. E ha rivelato la nostra vulnerabilità collettiva nata dalla dipendenza economica da attori ostili. Come hanno dichiarato la scorsa settimana i leader europei, questa guerra di aggressione costituisce un cambiamento tettonico nella storia europea. … La rapida ripresa economica dall’emergenza pandemica è stata accompagnata da costi energetici più elevati, vincoli dal lato dell’offerta e pressioni sui prezzi. Ora, a causa della guerra, nel breve termine gli europei dovranno far fronte a un’inflazione più elevata e a una crescita economica più lenta. … Lo scoppio della guerra ha introdotto nuove incertezze nelle prospettive”. E sempre alla conferenza “The ECB and Its Watchers XXII”, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha detto che lo scenario di crescita è “gravemente peggiorato” rispetto alle ultime stime della Bce, che già riducevano la crescita al 3,7% quest’anno e al 2,8% il prossimo. La guerra, afferma Visco, “ha considerevolmente incrementato i rischi estremi. Mi riferisco principalmente alla preoccupante possibilità di una carenza di gas che spingerebbe i prezzi energetici ancora più in alto, o costringerebbe per qualche tempo a un razionamento di gas ed elettricità, interrompendo la produzione”.
Presentando il numero di marzo della Congiuntura Confcommercio il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che “il quadro congiunturale è rapidamente peggiorato nelle ultime settimane. Nel momento in cui si intravedeva una possibile normalizzazione dell’economia, legata ad una fase meno emergenziale della pandemia, l’avvio della guerra in Ucraina ha riacutizzato le incertezze e il conseguente peggioramento delle prospettive inflazionistiche ha una natura per niente transitoria. Bisogna, dunque, attrezzarsi a fronteggiare una fase di forte decelerazione dell’attività economica”.
Quello che si profila è dunque un periodo, non solo difficile dal punto di vista “umano”, ma anche di grave incertezza economica che già sta colpendo cittadini e imprese.
In Friuli Venezia Giulia, è stato presentato da qualche giorno l’Osservatorio Confcommercio sulle imprese del terziario realizzato con Format Research, dal quale si evidenzia che il 44% delle imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia giudica «rilevante» il potenziale impatto della guerra in Ucraina in termini di effetti indiretti sulla propria attività. Proprio quando sembrava essere arrivato il momento della ripartenza post Covid, l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e il conflitto a Est mettono a rischio la ripresa. Le imprese del terziario Fvg, spiega il direttore scientifico di Format Research Pierluigi Ascani, “temono di perdere il terreno recuperato con fatica dopo due anni di pandemia. Del resto, l’aumento abnorme delle bollette energetiche e dei costi dei fornitori, i consumi che non ripartono pesano sui conti delle imprese”.
Risultati simili anche dalla ricerca di Confcommercio Roma sulle imprese del terziario della Capitale, realizzata con Format Research. Da un primo bilancio degli effetti del conflitto risulta un generale sentimento di preoccupazione che attanaglia la categoria. Complessivamente per il sessantasei per cento degli imprenditori le condizioni della propria azienda tenderanno a peggiorare e il settore che maggiormente risentirà della crisi prodotta dalla guerra sarà quello ricettivo.
Seguono poi il comparto della logistica, il commercio “no food” e bar e ristoranti. Entrando ancora più nel dettaglio, tenuto conto dello scoppio della guerra, quattro imprese su dieci prevedono un crollo verticale dei propri fatturati entro la fine dell’anno.
È stato reso pubblico il 18 marzo il decimo World Happiness Report 2022 che riporta una luce brillante in tempi bui. La pandemia ha portato non solo dolore e sofferenza, ma anche un aumento del sostegno sociale e della benevolenza. Mentre combattiamo i mali della malattia e della guerra, è particolarmente importante ricordare il desiderio universale di felicità e la capacità degli individui di radunarsi reciprocamente per sostenersi nei momenti di grande bisogno.
Sostegno sociale e benevolenza di cui avranno enormemente bisogno i milioni di profughi in fuga dall’Ucraina verso i Paesi europei. In Italia ne sono stati accolti già circa 60mila (vedi QUI). E se la paura generata dalla guerra può indurre le italiane e gli italiani a mettere in attesa i progetti di maternità, incidendo negativamente sulla già difficile situazione demografica del Paese, ha osservato il Professor Blangiardo, Presidente dell’Istat, in una intervista a Sky Tg 24, è anche vero che l’ondata di profughi in fuga dalla guerra ucraina “sicuramente” impatterà la demografia italiana, “aumenterà le presenze” e “la componente straniera” complessiva presente in Italia di “5,2 milioni circa potrebbe accrescere in modo importante”. (vedi QUI)