L’impegno, la fatica e il disagio spesso segnano la vita di coloro che, ogni giorno, assistono con dedizione un proprio congiunto. 50&Più, in collaborazione con l’Istituto di ricerca Format Research, fa il punto sulla situazione dei caregiver over50 nel nostro Paese
… Lo studio di Format Research ha confermato che una cospicua fascia della popolazione ultracinquantenne (circa il 39,5% degli intervistati) veste i panni del caregiver, seppur con diverse modalità. Infatti, alla domanda: Si prende cura di un familiare fragile o anziano? il 26,5% degli intervistati ha dichiarato che lo fa regolarmente, mentre il 13,0% lo fa ogni tanto; c’è comunque un 37,4% degli over 50 che non si occupa personalmente dell’assistenza del congiunto fragile, mentre il 23,1% non ha familiari che necessitano di attenzioni particolari.
Un impegno che, quando c’è, cambia la routine quotidiana del caregiver, soprattutto se l’assistito vive in un’altra abitazione. E ciò avviene in una buona percentuale di casi. Infatti, alla domanda La persona di cui si prende cura, dove vive? il 58,1%% degli intervistati afferma che il familiare fragile vive in un’altra abitazione, il 38,8% dice che è convivente, mentre il 3,1% sostiene che il congiunto si trova in una casa di cura o di riposo (Figura 1). Il dato interessante rilevato dalla ricerca è che il 40,4% degli assistiti conviventi con il caregiver sono uomini con un’età superiore ai 74 anni, residenti principalmente nel Nord-Est (43,6%), mentre chi necessita di assistenza ma risiede in un’altra abitazione rispetto al caregiver è donna (59,0%), ha un’età compresa tra i 50 e i 64 anni (63,0%) e vive nel Centro Italia (65,7%).
I caregiver, secondo dati Istat, svolgono il loro compito un minimo di 20 ore a settimana, e solitamente hanno diverse mansioni: dall’assistenza del malato con somministrazione di farmaci al rapporto con il medico curante; dalla cura dell’igiene del disabile alla preparazione dei suoi pasti. Un impegno, quindi, su più fronti. E i caregiver over 50 quali attività svolgono in prevalenza?
Alla domanda In che modo si prende cura di un familiare fragile o anziano? il 62,9% ha dichiarato di svolgere delle commissioni per aiutare il congiunto nella vita quotidiana; il 57,9%, si occupa delle problematiche sanitarie; il 52,5% offre un sostegno morale; il 45,7% lo assiste nel rapporto con il medico; il 28,8% si occupa dell’assistenza domiciliare; il 26,0% si occupa dell’igiene personale del congiunto e dei suoi bisogni primari come l’alimentazione, mentre il 14,2% offre un sostegno economico in modo da aiutare fattivamente il proprio caro (Figura 2).
Un impegno spesso giocato su più fronti, dunque, che richiede un grande impegno. E nello svolgere questi compiti, i caregiver ultracinquantenni si fanno aiutare? Alla domanda Riceve un supporto esterno nelle attività di cura al familiare anziano e/o fragile (servizi sociali del comune, asl, servizi privati, ecc.)? il 37,8% degli intervistati afferma di non ricevere alcun supporto e di svolgere i compiti da solo; generalmente questi caregiver sono donne (il 39,4%) e risiedono nell’Italia centrale e Meridionale, rispettivamente per il 43,4% e il 42,5%. C’è invece un 33,2% degli intervistati che si fa aiutare da un altro familiare, mentre il 29,0% riceve un aiuto esterno (Figura 3).
Non sempre, però, gli aiuti ricevuti sono considerati validi: una buona fetta degli intervistati (il 22,7%) li considera negativamente, mentre il 38,3% li giudica in maniera positiva. Nello specifico il 9,6% degli intervistati considera il supporto esterno del tutto insufficiente; il 13,1% insufficiente; il 39% sufficiente ed, infine, il 33,6% adeguato (Figura 4).
Un impegno costante, abbiamo detto, quello del caregiver, che spesso mette alla prova la tenuta della famiglia e la resistenza psico-fisica dello stesso assistente, costretto spesso a barcamenarsi tra cure, lavoro e vita familiare. Alla domanda Riesce a conciliare la sua vita con i bisogni della persona anziana e/o fragile di cui si prende cura? i caregiver over 50 hanno, comunque, dimostrato di avere “una marcia in più” rispetto agli assistenti familiari che appartengono ad altre classi di età. Quasi la metà del campione intervistato (47,1%) ha risposto che riesce a conciliare totalmente la propria vita con i bisogni del familiare a cui fornisce aiuto, mentre il 48,7% ci riesce con alcune difficoltà. Solo il 4,2% non ci riesce (Figura 5). E a conciliare del tutto assistenza e vita sono soprattutto gli uomini (51,7%) con un’età superiore ai 74 anni, che vivono nell’Italia settentrionale. Chi ritiene di avere delle difficoltà sono soprattutto le donne (51,9%), che vivono al Centro e Sud Italia.
(Articolo completo di Giovanna Vecchiotti QUI)