30 settembre 2022

Dall’intervento di Ignazio Visco Governatore della Banca d’Italia al Convegno CESIFIN/EUI Firenze, 30 settembre 2022

  • L’elevata incertezza che circonda le prospettive economiche suggerisce prudenza

  • Anche se le aspettative d’inflazione a lungo termine restano ancorate e la crescita salariale rimane moderata, la forte dinamica dei prezzi e la necessità di aumentare i valori estremamente bassi raggiunti, in termini reali, dai tassi di interesse a breve richiedono che i tassi ufficiali continuino a salire. L’elevata incertezza che circonda le prospettive economiche, tuttavia, suggerisce prudenza nel fissare il “ritmo” dei rialzi dei tassi e sconsiglia vivamente di mirare a raggiungere un valore terminale predeterminato per i tassi ufficiali.
  • Le nostre decisioni future non potranno che seguire un approccio definito riunione dopo riunione e dipenderanno dai dati. Ciò non significa, tuttavia, che dipenderanno solo dai dati correnti, ma dovranno invece mantenere un orientamento lungimirante, basato sulle prospettive economiche a medio termine per il complesso dell’area dell’euro. Come in altri cicli di rialzo dei tassi, dovremo scoprire il valore terminale più corretto procedendo gradualmente. In questo processo si potranno avanzare valutazioni quantitative, sulla base dell’esperienza fino a oggi accumulata, certamente utili per stimare gli effetti degli aumenti dei tassi su domanda aggregata e variazioni dei costi e dei prezzi di beni e servizi. Dovremo però tenerne conto congiuntamente con le informazioni che si renderanno via via disponibili sulle aspettative d’inflazione e sull’evoluzione di redditi da lavoro e profitti. Non vedo comunque oggi alcuna ovvia ragione per legarci le mani con ipotesi di incrementi straordinariamente elevati quali quelli che da alcune parti si leggono, in qualche caso estrapolando il più recente passato o l’esperienza di altri paesi.
  •  Il problema dello shock energetico

  • Sin dalla creazione dell’euro la BCE e le banche centrali nazionali hanno sempre mostrato la volontà di aggiornare e rafforzare la loro capacità di analisi, nonché la disponibilità ad adeguare i propri strumenti al fine di tenere conto di tutti i fattori che rilevano per il mantenimento della stabilità dei prezzi. Oggi, la principale minaccia a questo obiettivo viene dallo shock energetico, in gran parte conseguenza del conflitto in Ucraina, che ha innescato un eccezionale aumento dell’inflazione, non solo nell’area dell’euro.
  • L’elevata inflazione

  • È stato di recente affermato che l’inflazione elevata e i ripetuti errori nelle nostre proiezioni hanno messo in dubbio la nostra credibilità. La fiducia dell’opinione pubblica nella nostra determinazione a mantenere la stabilità dei prezzi, tuttavia, non va misurata sulla base dell’attuale livello dell’inflazione, che è principalmente causata dalla eccezionale entità dello shock energetico, né degli errori di previsione, che non segnalano un presunto fallimento dei modelli quantitativi di cui in vario modo la BCE e l’Eurosistema oggi fanno uso ma sono il risultato dell’intrinseca imprevedibilità delle tensioni geopolitiche, fenomeni al di fuori della sfera dell’economia. La nostra credibilità si misura piuttosto sull’ancoraggio delle aspettative d’inflazione a medio termine, fattore chiave che aiuta anche a prevenire l’innesco di pericolose spirali tra prezzi e salari.
  • L’elevata inflazione richiede il proseguimento della normalizzazione delle condizioni monetarie, ma con un ritmo e fino a un livello che dovranno essere determinati, riunione dopo riunione, sulla base dei nuovi dati e della revisione delle prospettive economiche. Desta preoccupazione, in particolare, il forte deterioramento delle previsioni di crescita, la cui causa ultima è costituita dallo shock energetico e dalle sue conseguenze sul potere d’acquisto dei redditi e sui profitti delle imprese.
  • Come per la “tassa delle sceicco”

  • Garantire il contenimento degli effetti di questo shock richiederà non solo una risposta incisiva e adeguata da parte della politica monetaria, ma anche la responsabilità delle parti sociali e il contributo della politica di bilancio. Occorre comprendere che, come per la “tassa dello sceicco” degli anni Settanta, lo shock è un onere ineludibile per l’intera area dell’euro, e soprattutto per i paesi più colpiti, come è senza dubbio l’Italia.
  • Il tentativo di annullarne completamente l’impatto sui redditi da lavoro e da capitale sarebbe vano e finirebbe inevitabilmente per avere ripercussioni sull’inflazione. Per prevenire questo esito, la politica di bilancio può ridistribuire gli effetti dello shock tra consumatori, fattori produttivi, generazioni presenti e future, con interventi mirati e temporanei a sostegno delle famiglie e delle imprese più colpite. Non si possono infatti ignorare le conseguenze redistributive e allocative di quanto avviene sul fronte dell’energia. Se tuttavia si decidesse di far pesare la redistribuzione soprattutto sulle generazioni future essenzialmente con l’emissione di debito pubblico, si rischierebbe di caricare queste ultime di oneri ingiusti e di alimentare ulteriormente l’inflazione attuale e attesa. Per l’Italia, ciò comporterebbe anche il rischio di far deragliare il debito pubblico dal percorso di rientro, in rapporto al prodotto, iniziato lo scorso anno – un percorso necessario per preservare la possibilità di ritorno a una crescita economica forte e duratura.

 

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Testo int. Visco_30092022

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