Buone notizie dall’analisi della Commissione europea.
Nelle sue Previsioni d’inverno, la Commissione europea migliora le proprie stime dell’autunno scorso sostenendo che, a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, la UE è entrata nel 2023 in condizioni migliori di quelle ipotizzate qualche mese fa. Si stima dunque che le prospettive di crescita per l’anno in corso salgano allo 0,8%, scongiurando, quindi, una temuta recessione. Per quanto riguarda l’Italia, la sua produzione economica, cresciuta del 3,9% nel 2022, nel 2023 dovrebbe arrivare ad un più modesto +0,8, perfettamente in linea con il resto del continente. Lentamente dovrebbe migliorare l’inflazione che si normalizzerebbe a valori molto prossimi all’obiettivo del 2% nel 2024.
Inflazione
Il dato sull’inflazione dei paesi OCSE è stato stimato dall’istituto di Parigi in rallentamento a dicembre arrivando a segnare un 9,4%. Anche nell’area dell’Euro è in diminuzione, al 9,2% in dicembre, dal 10,1% di novembre. Ma questi dati sulle dinamiche dei prezzi non devono far abbassare la guardia. Luis de Guindos, vicepresidente della BCE,sostiene che ci sono ancora seri motivi di preoccupazione, legati anche a contesti internazinali e geopolitici, per esempio la riapertura dell’economia in Cina dopo il blocco sta portando a una maggiore domanda, di energia, di metalli e di materie prime. Ciò può generare ulteriori pressioni sui prezzi. E aumentano anche i salari. E come ha ricordato il Governatore della Banca d’Italia Visco intervenendo al Warwick Economics Summit, “Se dovessero comparire segnali di una spirale salari-prezzi e le aspettative di inflazione diventassero insufficientemente ancorate, un ulteriore e significativo inasprimento della politica monetaria sarebbe certamente giustificato”.
Sempre a proposito di inflazione, è stato pubblicato oggi (13 febbraio) un interessante studio, firmato da alcuni economisti della Banca Centrale Europea, che suggerisce come alcune misure fiscali, adottate per sostenere i consumatori in questi momenti così complessi, potrebbero in parte innescare le pressioni inflazionistiche. Le misure fiscali, si suggerisce, dovrebbero aiutare l’economia ad essere più produttiva e far si che si possano ricostruire le riserve di bilancio e ridurre i livelli di debito pubblico.
La produzione industriale
Il 2022, scrive l’Istat, si chiude con un lieve incremento della produzione industriale rispetto all’anno precedente (+0,5%). Tra i principali raggruppamenti di industrie si rileva una dinamica positiva per i beni di consumo e per quelli strumentali, mentre sono in flessione i beni intermedi e l’energia.
Un Paese due scuole
È stato presentato a Napoli dallo Svimez un video, basato su dati del Rapporto 2022, che evidenzia il divario di trattamento tra gli studenti del Mezzogiorno e quelli del resto d’Italia. Nel nostro Paese ci sono di fatto “due scuole” una ben organizzata, con le mense, il doposcuola, le palestre e una, quella degli studenti del Sud Italia, che non riesce ad offrire tutto questo.