Un anno di guerra
Ormai ad un anno dall’invasione dell’Ucraina la pace sembra ancora un obiettivo molto distante e, ha dichiarato Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino, al momento la Russia non vede le condizioni per uno “sviluppo pacifico” della situazione, per cui l’operazione militare russa continuerà. (QUI)
Si è concluso sabato a Bangalore, in India, il G20 finanze. Il vertice delle 20 economie più industrializzate del mondo non è riuscito a produrre un comunicato congiunto ufficiale ma soltanto una sintesi della presidenza di turno indiana, che ribadisce la condanna della guerra lanciata dalla Russia in Ucraina (già espressa a novembre a Bali), appoggiata da “gran parte dei Paesi membri” ma senza l’appoggio di Russia e Cina.
“Gran parte dei membri – ha scritto la presidenza del G20– ha condannato con forza la guerra in Ucraina sottolineando che sta causando immense sofferenze ed esacerbando fragilità pregresse dell’economia globale. Tuttavia, prosegue la nota, nella riunione di Bangalore ci sono stati altri punti di vista e valutazioni della situazione e delle sanzioni. Riconoscendo che il G20 non è il Forum deputato a risolvere problemi relativi alla sicurezza, sappiamo tuttavia che le problematiche di sicurezza possono avere conseguenze significative per l’economia globale”. (QUI)
E sulle conseguenze economiche della guerra, come primo post di una serie, Oscar Arce, Gerrit Koester e Christiane Nickel, ricercatori della BCE, si sono focalizzati sulla questione inflazione. “La guerra ha innescato un enorme shock per l’economia globale, in particolare per i mercati dell’energia e del cibo, comprimendo l’offerta e spingendo i prezzi a livelli senza precedenti. Rispetto ad altre regioni economiche, l’area dell’euro è stata particolarmente vulnerabile alle conseguenze economiche dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. … La guerra si è aggiunta pesantemente alle pressioni inflazionistiche accumulatesi nell’area dell’euro durante la ripresa post-pandemia e ha spinto verso l’alto i prezzi al consumo, in particolare per l’energia e il cibo”.
Inflazione
“L’inflazione complessiva è ancora inaccettabilmente elevata, ma è probabile che diminuisca a causa del calo dei costi dell’energia. I prezzi del greggio e del gas naturale sono già scesi ai livelli pre-pandemia”, ha dichiarato la Presidente della BCE Lagarde in un’intervista ad un quotidiano finlandese e, in relazione ad un possibile nuovo aumento dei tassi, ha precisato che ci si baserà sui dati oggettivi, tenendo presente che l’obiettivo rimane quello di riportare tempestivamente l’inflazione al 2%.
A piccoli passi continua a scendere l’inflazione in Europa ed in Italia. Secondo i dati Eurostat il tasso di inflazione annuo dell’area dell’euro era dell’8,6% a gennaio 2023, in calo rispetto al 9,2% di dicembre. In Italia, scrive l’Istat, restano diffuse tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo, ma comunque, si è evidenziato a gennaio un netto rallentamento dell’inflazione che è scesa al 10%. La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici.
Demografia d’impresa
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulla demografia d’impresa nei centri urbani, negli ultimi 10 anni sono sparite quasi centomila attività di commercio al dettaglio e oltre quindicimila imprese di commercio ambulante. Sono aumentati gli alberghi e i ristoranti ma senza riuscire a compensare le riduzioni del commercio. “Complessivamente – sottolinea il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella – la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima di tali shock. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione”.
Sostenibilità Comunicazione Imprese
Del sesto Osservatorio Sostenibilità & Comunicazione, condotto da Format Research e promosso da Mediatyche e Homina, si è parlato il 21 febbraio scorso in un incontro, presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, al quale sono intervenuti, tra gli altri, Massimiliano Valerii, direttore del Censis, Luca Squeri, deputato di Forza Italia, e Stefano Vaccari, deputato del Partito Democratico.
La sostenibilità, è emerso, gioca un ruolo sempre più decisivo nella vita delle imprese e molti dei principali indicatori mostrano un trend positivo ma sul futuro aleggia lo spettro del caro energia. L’impennata senza precedenti dei costi energetici spaventa ben 7 imprese su 10, minacciando di rallentare la crescita e frenare investimenti e assunzioni.
“Uno degli elementi che colpiscono maggiormente è la contrapposizione tra la discreta crescita di consapevolezza da parte delle imprese, sempre più consce di quanto sia diventata importante l’impegno alla sostenibilità, e le difficoltà che queste hanno dichiarato di incontrare nel proprio percorso di transizione”, ha dichiarato Pierluigi Ascani, founder di Format Research.
“Dal nostro punto di vista, non possiamo che essere felici di notare che tra gli indicatori in crescita c’è anche quello relativo alla comunicazione. Le aziende stanno finalmente capendo che per essere credibili è necessario trasformare le attività messe in campo in statistiche misurabili” – sottolineano Massimo Tafi e Omer Pignatti, rispettivamente founder di Mediatyche e Homina.