Le prospettive sono di nuovo incerte tra le turbolenze del settore finanziario, l’inflazione elevata, gli effetti in corso dell’invasione russa dell’Ucraina e tre anni di COVID
La previsione di base prevede un calo della crescita dal 3,4% nel 2022 al 2,8% nel 2023, prima di stabilizzarsi al 3,0% nel 2024. Si prevede che le economie avanzate vedranno un rallentamento della crescita particolarmente pronunciato, dal 2,7% nel 2022 all’1,3% nel 2023. In uno scenario alternativo plausibile con ulteriore stress del settore finanziario, la crescita globale scenderà a circa il 2,5% nel 2023 con la crescita dell’economia avanzata che scenderà al di sotto dell’1%.
L’inflazione complessiva globale nella linea di base dovrebbe scendere dall’8,7% nel 2022 al 7,0% nel 2023 sulla scia del calo dei prezzi delle materie prime, ma è probabile che l’inflazione sottostante (core) diminuisca più lentamente. Nella maggior parte dei casi, il ritorno dell’inflazione all’obiettivo è improbabile prima del 2025.
Il tasso di interesse naturale è importante sia per la politica monetaria che per quella fiscale in quanto è un livello di riferimento per misurare l’orientamento della politica monetaria e un fattore determinante della sostenibilità del debito pubblico.
Il capitolo 2 si propone di studiare l’evoluzione del tasso naturale di interesse in diverse grandi economie di mercato avanzate ed emergenti. Il debito pubblico in rapporto al PIL è aumentato vertiginosamente in tutto il mondo durante il COVID-19 e dovrebbe rimanere elevato. Il capitolo 3 esamina l’efficacia dei diversi approcci alla riduzione del rapporto debito/PIL.
Le interruzioni della catena di approvvigionamento e le crescenti tensioni geopolitiche hanno portato i rischi ei potenziali benefici e costi della frammentazione geoeconomica al centro del dibattito politico. Il capitolo 4 studia come tale frammentazione possa rimodellare la geografia degli investimenti diretti esteri diretti esteri e come possa influenzare l’economia globale.