Sergio Nicoletti Altimari, Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, ha tenuto un’audizione sul Documento di economia e finanza 2023 davanti alle Commissioni riunite 5a del Senato della Repubblica (Programmazione economica e bilancio) e V della Camera dei Deputati (Bilancio, Tesoro e Programmazione).
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La crescita ha subito una battuta d’arresto
Nel nostro paese la crescita, che fino alla scorsa estate era stata significativa nonostante il rincaro dell’energia e l’incertezza associata alla guerra, ha subito una battuta d’arresto nel quarto trimestre del 2022. Hanno inciso soprattutto le conseguenze dell’elevata inflazione sui redditi reali e la spesa delle famiglie, che hanno subito una brusca contrazione, seppur attenuata dalle misure di sostegno adottate dal Governo.
Secondo le informazioni più recenti, l’indebolimento dell’attività economica potrebbe essere però meno pronunciato e di più breve durata rispetto a quanto ci si attendeva solo pochi mesi fa. Segnali incoraggianti provengono dall’andamento della fiducia di famiglie e imprese e dall’aumento degli indici dei direttori degli acquisti, tornati in tutti i settori sopra la soglia che corrisponde a un’espansione dell’attività.
Nelle inchieste condotte dalla Banca d’Italia tra febbraio e marzo, sono ancora migliorati i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale, sostenuti da valutazioni favorevoli sull’evoluzione della domanda e dall’attenuarsi delle difficoltà legate ai costi dell’energia e alla disponibilità di materie prime e input intermedi.
La produzione industriale, dopo essere diminuita nella seconda metà del 2022, dovrebbe essere lievemente aumentata nella media dei primi tre mesi dell’anno.
Nello stesso periodo anche l’occupazione ha continuato a espandersi.
Valutiamo che questi andamenti possano essersi tradotti già nel primo trimestre dell’anno nel ritorno a una crescita del prodotto, seppur modesta.
Nel contempo, l’inflazione ha iniziato a ridursi dal picco raggiunto lo scorso autunno, portandosi all’8,1 per cento in marzo (dal 12,6 in novembre).
L’inflazione di fondo, seppur marginalmente diminuita nello stesso mese (al 5,3 per cento), rimane sospinta dalla trasmissione ai prezzi finali dell’aumento dei costi di produzione derivante dai passati rincari dell’energia.
Nel complesso il quadro di breve termine appare lievemente più favorevole rispetto a quello sottostante alle nostre ultime proiezioni pubblicate a gennaio, che indicavano un aumento del PIL dello 0,6 per cento nell’anno in corso e una sua accelerazione all’1,2 per cento nei due anni successivi.
Previsioni presentate nel DEF coerenti con quanto appena richiamato
Le previsioni presentate nel Documento di economia e finanza (DEF) prefigurano, con poche differenze tra quadro tendenziale e programmatico, una crescita del PIL intorno all’1 per cento quest’anno e all’1,5 nel prossimo. Pur collocandosi nella parte superiore dell’intervallo di stime disponibili, queste prospettive sono nel complesso coerenti con gli elementi che ho appena richiamato. …