Intervista a Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, condotta da Isabella Bufacchi de Il Sole 24 Ore
Dopo gli aumenti ripetuti dei tassi di interesse la politica di inasprimento della Bce si avvia alla fase conclusiva
La BCE ha aumentato i tassi di interesse di 375 punti base ad una velocità molto elevata (sette aumenti in meno di un anno) per riportare l’inflazione al 2% nel medio termine. Questo tipo di inasprimento della politica monetaria non ha precedenti nell’area euro, e arriva tra l’altro dopo molti anni di tassi su livelli bassi e mentre l’invasione della Russia in Ucraina ha portato una guerra in Europa, la crisi energetica, il rischio di recessione. Il Consiglio direttivo della BCE tiene conto dell’impatto di questa stretta sulle banche e sulla stabilità finanziaria oltre che alla stabilità dei prezzi?
Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi e la politica monetaria restrittiva risponde alla situazione dell’inflazione, e la nostra inflazione è molto elevata: è scesa dal 10,8% dello scorso ottobre, ma resta alta. Detto questo, nonostante la stretta molto forte non abbiamo visto alcun problema di stabilità finanziaria. I rendimenti dei titoli di Stato sono saliti, ma gli spread sono rimasti abbastanza stabili. Non si è visto un aumento della frammentazione in seguito a questo rialzo dei tassi. Inoltre i bilanci delle banche europee stanno migliorando, nel primo trimestre di quest’anno la redditività è risultata migliore delle attese. Qualche tensione si vede tra gli intermediari finanziari non bancari europei, che hanno molta leva finanziaria, sono più esposti al rischio di liquidità. Ma nulla paragonabile alla crisi bancaria negli USA.
E considerate gli effetti su famiglie, imprese e sull’economia?
Sì, ne teniamo conto. Le imprese hanno iniziato a risentire del rialzo dei tassi d’interesse ma non c’è stata un’ondata di default e neanche di “angeli caduti” (fallen angels, debitori con rating d’investimento retrocesso a rating speculativo). In quanto alle famiglie, la buona performance del mercato del lavoro continua ad essere di supporto per affrontare l’inasprimento delle condizioni di finanziamento. Quindi, finora tutto bene direi. Ma è chiaro che continuiamo a monitorare la situazione, guardando a un’ampia gamma di indicatori.
Si è temuto che la politica monetaria molto restrittiva della BCE potesse combattere l’inflazione solo al costo di una recessione nell’area dell’euro, ma non sembra sia così…
In effetti, a dicembre le nostre proiezioni prevedevano una recessione tecnica, le abbiamo però riviste a marzo. La crescita è stata piatta nel quarto trimestre del 2022, e nel primo trimestre 2023 è lievemente positiva. L’area dell’euro ha evitato la recessione tecnica: ma la politica monetaria restrittiva funziona con la stretta delle condizioni di finanziamento. Abbiamo iniziato a vedere che il restringimento inizia a farsi sentire sul mercato dei prestiti bancari, le banche hanno iniziato a inasprire il credito, la trasmissione della politica monetaria sta quindi funzionando. E vedremo quali saranno gli impatti sull’economia reale.
L’ultimo rialzo deciso dal Consiglio direttivo è stato di 25 punti base, un rallentamento rispetto agli aumenti di 50 o 75 punti base. Ma il linguaggio usato nella decisione di politica monetaria e dalla presidente Christine Lagarde in conferenza stampa è stato più da falco che da colomba. “Resta ancora strada da fare”, “questa non è una pausa”…
L’aumento “normale” dei tassi in politica monetaria è un quarto di punto. I rialzi da 50 e 75 punti base sono stati dei passi straordinari per rispondere a un’inflazione molto alta. Dovevamo innalzare i tassi di 375 punti base, è stata una fase importante e l’inflazione infatti sta scendendo. Ora siamo arrivati alla fase finale del nostro viaggio di inasprimento monetario, e dunque torniamo alla normalità, ai passi da 25 punti base. …