In occasione del terzo appuntamento degli Innovation Days, il road show organizzato da “Il Sole 24 Ore” e Confindustria che racconta l’economia italiana attraverso le eccellenze regionali, Banca Ifis, il 22 giugno, ha presentato a Bologna il Market Watch dedicato all’Emilia Romagna e realizzato anche su dati Format Research. È intervenuto Claudio Zirilli, Responsabile Leasing & Rental.
Export, innovazione e collaborazione i fattori propulsori delle imprese emiliano romagnole.
SCENARIO E SOLUZIONI DELLE IMPRESE
- L’Emilia Romagna è uno delle regioni che contribuisce di più all’economia nazionale: produce il 10% dei ricavi annui delle imprese italiane.
- Un’importante spinta allo sviluppo deriva dalla sua vocazione internazionale: quasi la metà delle Pmi locali sono esportatrici, con il 44% del fatturato 2022 prodotto sui mercati esteri. Un posizionamento che gli imprenditori prevedono pressoché costante nel prossimo biennio.
- Il 98% del fatturato delle Pmi emiliano-romagnole è prodotto in filiere B2B, prevalentemente (67%) per la fornitura di prodotti finiti e servizi.
- L’attuale contesto economico rende più rilevante del solito il tema «costi», anche nel rapporto con una clientela sempre più attenta al prezzo: il 61% delle imprese della regione (versus il 56% della media nazionale) ha già applicato o applicherà tra il 2023 e il 2024 un aumento di prezzo pari in media al +8,4%.
- In Emilia Romagna quasi 9 imprenditori su 10 hanno adottato o stanno per adottare almeno un intervento, prima di tutto in tema di innovazione del prodotto o del servizio e digitalizzazione, azioni da cui si attendono anche il maggior ritorno reddituale.
«FARE RETE»
- Il 65% delle imprese emiliano romagnole collabora con altre imprese, a livello sia nazionale sia internazionale, prioritizzando gli obiettivi legati a forniture di filiera e sviluppo commerciale. Tre i settori produttivi (Manufatturiero, Meccanica, Logistica&Trasporti) in cui sono più diffusi i rapporti di collaborazione, con un dato di penetrazione superiore alla media regionale.
- Tra le modalità per gestire le collaborazioni, i consorzi di imprese, le associazioni temporanee d’impresa e i contratti di distretto/filiera sono le 3 forme più diffuse.
- Il 23% delle Pmi collabora, inoltre, con università e/o enti di ricerca: si punta principalmentesull’innovazione di prodotto e di processo e sulla riprogettazione in chiave sostenibile.