Lotta all’inflazione
La lotta all’inflazione rimane certamente una delle questioni fondamentali nelle riflessioni macroeconomiche. Se ne parla, come ovvio, al “Forum BCE sulle banche centrali 2023”a Sintra, in Portogallo, in corso in queste ore, dove è risultato particolarmente interessante l’intervento del
primo vicedirettore generale dell’FMI Gita Gopinath che ha sostenuto come le banche centrali, a iniziare dalla Bce, devono affrontare la scomoda verità che bisogna continuare a combattere un’inflazione che rimane troppo elevata, evitando gli errori di valutazione del recente passato e non cedendo a un eccessivo ottimismo. Ha anche detto che ci sono altre scomode verità per la politica monetaria, oltre alla persistenza dell’inflazione: “le tensioni finanziarie potrebbero rendere difficile il bilanciamento tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria; ed è probabile che ci saranno ulteriori rischi al rialzo dell’inflazione che si presenteranno sulla nostra strada”.
È stata netta la Presidente BCE Lagarde sulla persistenza dell’inflazione: “L’interrogativo fondamentale che si pone oggi è dunque: come possiamo spezzare questa persistenza? Nel Consiglio direttivo della BCE abbiamo chiarito che saranno due gli elementi fondamentali del nostro orientamento di politica monetaria: dovremo portare i tassi su livelli “sufficientemente restrittivi” e mantenerli su tali livelli “finché necessario”.
E in questi giorni è stato pubblicato il “Rapporto annuale 2023” della Banca dei Regolamenti Internazionali dove si ammonisce che l’economia globale ha raggiunto “un punto critico e pericoloso”. Così i responsabili politici si trovano di fronte a una convergenza astrale di sfide. Si osserva come “le banche centrali hanno adottato misure restrittive per riportare l’inflazione sotto controllo”. Ma “quanto più a lungo persiste l’inflazione, tanto più forte e più a lungo sarà l’inasprimento delle politiche richiesto, e quindi maggiori saranno i rischi per la stabilità finanziaria”. “L’ultimo miglio per riportare l’inflazione all’obiettivo sarà il più difficile”.
Lo sguardo all’economia
Si inserisce bene in queste riflessioni la Congiuntura Flash del centro Studi di Confindustria, dove leggiamo, in estrema sintesi che ci sono stati “Venti favorevoli sulla rotta dell’economia italiana nella prima parte del 2023. Il PIL è andato meglio del previsto a inizio anno, l’inflazione è in lento calo sebbene ancora elevata, i tassi di interesse sono alti e in salita. La dinamica dell’industria è positiva solo grazie al trascinamento da fine 2022, mentre i servizi e il turismo sono in forte espansione. Gli investimenti fissi in Italia sono frenati soprattutto dalla carenza di risorse delle imprese e dai tassi elevati per il credito. I consumi sono penalizzati dal precedente balzo dei prezzi, mentre continua a crescere l’export. L’Eurozona è in rallentamento, gli USA meno brillanti, frena di nuovo la Cina, ma accelera l’India”.
Il dato della fiducia
Intanto, questa mattina, 27 giugno, Istat ha diffuso i nuovi dati sulla fiducia di consumatori e imprese: “A giugno l’indice di fiducia delle imprese diminuisce per il secondo mese consecutivo e si posiziona sul livello più basso dallo scorso dicembre. La flessione dell’indicatore è determinata soprattutto dal peggioramento nel comparto manifatturiero e in quello del commercio al dettaglio, mentre nei servizi di mercato la riduzione della fiducia è più contenuta. L’indice di fiducia dei consumatori registra un’evoluzione positiva raggiungendo un valore massimo da febbraio 2022. Si segnala un diffuso miglioramento soprattutto delle variabili riguardanti la situazione economica generale”. Ed ha ragione l’Ufficio studi di Confcommercio che scrive: “l’andamento della fiducia rilevato nel mese di giugno è la cartina di tornasole di una situazione caratterizzata da molteplici elementi di incertezza e di non semplice interpretazione”. (QUI)
L’economia dell’Emilia-Romagna
In occasione del terzo appuntamento degli Innovation Days, il road show organizzato da “Il Sole 24 Ore” e Confindustria che racconta l’economia italiana attraverso le eccellenze regionali, Banca Ifis, il 22 giugno, ha presentato a Bologna il Market Watch dedicato all’Emilia Romagna e realizzato anche su dati Format Research. L’Emilia-Romagna, scrive Banca Ifis, è uno delle regioni che contribuisce di più all’economia nazionale: produce il 10% dei ricavi annui delle imprese italiane. Un’importante spinta allo sviluppo deriva dalla sua vocazione internazionale: quasi la metà delle Pmi locali sono esportatrici, con il 44% del fatturato 2022 prodotto sui mercati esteri. Un posizionamento che gli imprenditori prevedono pressoché costante nel prossimo biennio. Il 98% del fatturato delle Pmi emiliano-romagnole è prodotto in filiere B2B, prevalentemente (67%) per la fornitura di prodotti finiti e servizi.