I rischi e le sfide per le banche non finiscono mai.
La lotta all’inflazione è la priorità non solo delle Banche centrali.
Sono evidenti i rischi per il credito a imprese e famiglie che, in dieci anni di tassi a zero, spesso non avevano previsto i rapidi aumenti dei tassi e le riduzioni della liquidità.
Le banche non hanno rendite di posizione e vengono da anni diffici- lissimi per crisi di imprese e del debito sovrano, recessioni, epidemie, catastrofi naturali, cui hanno fatto e fanno fronte con grandi aumenti di capitale, accantonamenti e ristrutturazioni sempre socialmente rispettose e realizzate con costruttivi accordi con le Rappresentanze Sindacali.
Salvo nel caso di una banca nazionalizzata, le banche in Italia hanno do- vuto farsi carico delle forzate risoluzioni e degli altri oneri delle crisi e dei salvataggi di banche concorrenti.
Le banche sono impegnate nel progressivo rafforzamento degli indici patrimoniali, indeboliti dagli aumenti dei tassi che riducono i valori dei portafogli innanzitutto di Titoli di Stato, e in preparazione dell’entrata in vigore di Basilea 3+, anche se ne abbiamo ottenuto dei significativi miglioramenti.
Chiediamo che le regole “di Basilea” siano applicate ugualmente in America e in Europa.
Le banche sono impegnate nel garantire cospicui livelli di liquidità anche a medio e lungo termine, sempre più preziosa e costosa dopo le decisioni della BCE, quando stanno esaurendosi i divenuti più onerosi programmi europei di finanziamento TLTRO, con rischi, che le banche combatto- no, di razionamento del credito. …
Transizione ambientale ed energetica
La transizione ambientale ed energetica è centrale per le attività bancarie, ma le banche non possono e non debbono sostituirsi alle Istituzioni nelle loro funzioni e debbono darne puntuale applicazione alle regole in tutte le loro attività, senza divenire impropriamente gendarmi sanzionatori.
Le Istituzioni debbono favorire la riqualificazione degli immobili, per “case green”, con incentivi fiscali. …
La pressione fiscale
Le banche sopportano da anni una pressione fiscale più elevata del 3,5% rispetto alle altre imprese, con un’IRES del 27,5% rispetto all’aliquota ordinaria del 24%, cui si aggiunge il 26% di ritenuta di acconto per i dividendi dei risparmiatori azionisti, e garantiscono anche un cospicuo livello di sottoscrizione del debito pubblico.
Il nostro orizzonte è innanzitutto quello del pluralismo europeo e dovrà esserlo anche dopo la nuova applicazione dei principi nazionali del regionalismo. …
(A. Patuelli Foto da video ABI)