Dall’intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco all’Assemblea degli Associati ABI
Politica monetaria e congiuntura economica e finanziaria
Sulla base della valutazione complessiva delle prospettive dei prezzi, dell’andamento dell’inflazione di fondo – al netto, cioè, delle componenti energetica e alimentare – e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria all’economia, a metà giugno il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha ulteriormente aumentato i tassi ufficiali di 25 punti base portando quello sui depositi detenuti dalle banche presso l’Eurosistema al 3,5 per cento, 4 punti percentuali in più rispetto al luglio dello scorso anno.
Il Consiglio ha altresì confermato l’interruzione dei reinvestimenti nell’ambito del programma di acquisto di attività finanziarie, ribadendo l’intenzione di proseguire sino alla fine del 2024 quelli connessi con il programma per l’emergenza pandemica.
Le decisioni continueranno a essere basate, volta per volta, sulla valutazione dell’impatto dei nuovi dati economici e finanziari sulle prospettive dei prezzi al consumo nell’area dell’euro, così da garantire un rientro sufficientemente veloce dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento.
Anche a fronte del marcato irrigidimento delle condizioni di finanziamento e del forte indebolimento del credito si dovrà procedere con la necessaria prudenza al fine di evitare indesiderate ripercussioni sull’attività economica, sulla stabilità finanziaria e sulla stessa stabilità dei prezzi nel medio termine.
Oltre che sui rialzi dei tassi di riferimento, la politica monetaria può contare sul loro mantenimento a un livello e per un periodo di tempo adeguati a riportare l’inflazione al valore obiettivo. Ora che i tassi sono in territorio restrittivo, calibrare la durata della stretta monetaria, piuttosto che aumentarne eccessivamente l’ampiezza, avrebbe il vantaggio di agevolare un’analisi più informata degli effetti dell’azione fin qui condotta.
Andrà soprattutto seguita l’evoluzione della percezione del rischio da parte degli intermediari. Le crisi del passato hanno infatti messo in evidenza che essa è una determinante importante dell’intensità di una contrazione dell’offerta di credito. Finora, nell’area dell’euro la qualità dei prestiti ha risentito in misura contenuta del peggioramento del quadro congiunturale; il maggiore onere del debito innescato dai notevoli rialzi dei tassi potrebbe però determinarne un progressivo deterioramento. La restrizione sarebbe inoltre accentuata se il riassorbimento della liquidità da parte dell’Eurosistema portasse a un aumento del costo della raccolta bancaria più rapido e ampio di quanto oggi previsto. …
Alta la guardia e dritta la barra
Se occorre tenere alta la guardia e dritta la barra, sono altresì necessarie buone dosi di prudenza e pazienza nel valutare e anticipare gli effetti della restrizione monetaria in atto dallo scorso anno, pure giustificata e da mantenere.
Allo stesso tempo, è certamente possibile limitare le conseguenze negative sull’attività economica e sulla domanda aggregata ed evitare che esse possano finire per riflettersi in pressioni eccessive al ribasso sui prezzi nel medio termine. Non comprendo e continuo a non condividere, a questo riguardo, osservazioni anche di recente avanzate che spingerebbero a preferire il rischio di essere più, anziché meno, restrittivi.
Ritengo che si debba essere cauti quanto basta; un atteggiamento simmetrico, in linea con le conclusioni della revisione della strategia di politica monetaria della BCE, mi sembra adeguato alle circostanze; permetterebbe anche di contenere le ricadute sul credito e preservare la stabilità finanziaria, di cui ho trattato in questo intervento e che, come ho osservato, è essa stessa condizione necessaria per la stabilità dei prezzi e la tenuta delle nostre economie.