31 agosto 2023

Dal resoconto della riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, tenutasi a Francoforte sul Meno mercoledì e giovedì 26-27 luglio 2023.

Più tempo per l’inflazione al 2% ma non oltre il 2025

… il Consiglio direttivo ha comunicato dal settembre 2022 di voler raggiungere il suo obiettivo di inflazione in modo tempestivo e, in considerazione della gravità degli shock dell’offerta, il momento in cui il Consiglio direttivo si aspettava di vedere l’inflazione tornare all’obiettivo si è spostato dall’ultimo trimestre del 2024 al 2025.

Sebbene anticipare questa tempistica potrebbe richiedere una depressione non necessaria dell’attività economica, si è ritenuto importante non estendere l’orizzonte temporale entro il quale l’obiettivo deve essere raggiunto oltre il 2025.

Potrebbero verificarsi ulteriori shock sull’inflazione

Allo stesso tempo, è stato messo in guardia sul fatto che potrebbero verificarsi ulteriori shock sull’inflazione, ad esempio a causa degli effetti del clima sui prezzi dei prodotti alimentari, che allontanerebbero ulteriormente l’inflazione dall’obiettivo.

Decisioni di politica monetaria e comunicazione

In questo contesto, tutti i membri hanno sostenuto l’aumento dei tassi di 25 punti base proposto dall’onorevole Lane, mentre inizialmente è stata espressa anche una preferenza per non aumentare i tassi di interesse chiave della BCE, in considerazione dei rischi di una trasmissione più forte del previsto.

L’enfasi è stata posta sul merito di attenersi ad un approccio dipendente dai dati, riunione per riunione, in un contesto di incertezza, in quanto gli operatori di mercato presterebbero particolare attenzione alle indicazioni del Consiglio direttivo sul futuro percorso dei tassi di interesse.

In particolare, è prevalso un ampio consenso sul fatto che, in vista della riunione di settembre, il Consiglio direttivo non dovrebbe accennare a ulteriori aumenti dei tassi, né segnalare una pausa nell’aumento dei tassi o il raggiungimento del tasso massimo.

È stato sottolineato che qualsiasi ulteriore inasprimento doveva essere valutato riunione per riunione, sulla base dei dati in arrivo e di un “approccio di gestione del rischio” che soppesasse attentamente i rischi rilevanti.

Da un lato, è stato sostenuto che i tassi di interesse devono coprire più terreno per riportare l’inflazione al target, in particolare se l’inflazione non diminuisce così rapidamente come previsto.

Un ulteriore rialzo dei tassi

Un ulteriore rialzo dei tassi a settembre sarebbe necessario se non ci fossero prove convincenti che l’effetto dell’inasprimento cumulativo fosse sufficientemente forte da far scendere l’inflazione sottostante in modo coerente con un ritorno tempestivo dell’inflazione complessiva all’obiettivo del 2%.

In questo contesto, è stato sostenuto che riportare l’inflazione completamente all’obiettivo da livelli moderati ma persistentemente elevati potrebbe rivelarsi difficile.

In particolare, si è sostenuto che il processo di disinflazione sarebbe diventato più impegnativo una volta che gli effetti diretti dei precedenti shock di fornitura esterni sull’inflazione si fossero invertiti e le pressioni sui prezzi interni più persistenti avessero iniziato a dominare.

Si è sostenuto che ciò indicava la necessità di un’ulteriore azione per dimostrare che il Consiglio direttivo sarebbe stato almeno altrettanto ostinato e persistente quanto le pressioni sull’inflazione si sarebbero rivelate.

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